Missione Rumore si occupa del problema del rumore nelle abitazioni provocato dalla maleducazione della famiglia vicina di casa, da musica di discoteche, vociare da bar e ristoranti, impianti condominiali (condizionatori d’aria, centrali termiche, idrosanitari, ascensori), attività artigianali e industriali ecc.
In questi casi il malcapitato cittadino non sa cosa fare, perché Vigili Urbani, Polizia e Carabinieri non intervengono, Comune e ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) sono troppo lenti (mesi e anche anni di attesa per la soluzione del problema) e l’esito è incerto anche a causa di un decreto (D.P.C.M. 14/11/97) troppo permissivo per i responsabili del rumore. Spesso la sola soluzione è di rivolgersi ad un acustico per una consulenza tecnico-legale con le registrazioni fonometriche del rumore intrusivo in decibel e la conseguente vertenza giudiziaria per immissioni che superano il limite della “normale tollerabilità” fissata dalla giurisprudenza (articolo 844 del codice civile). Ovviamente le consulenze dell’acustico e dell’avvocato hanno un costo e per il buon esito della vertenza occorre che essi conoscano bene questa materia, soprattutto conoscano le difficoltà di fornire al giudice la prova che il rumore eccede il limite della tollerabilità. Le cause normali durano anni e perciò questo tipo di ricorsi sono da farsi “d’urgenza” (art. 700 codice di procedura civile) e di regola durano meno di un anno. E nell’attesa della soluzione la vita del disturbato da rumore in casa propria, alla lunga, diventa un inferno.
Spesso il rumore disturbante è di notte e non permette di dormire: l’indomani si rimane storditi e, se la cosa si ripete notte dopo notte, la situazione degenera. In alcuni casi il disturbato spostava il proprio letto nel corridoio o in cucina, dove il rumore non arrivava o andava a dormire in un sacco a pelo in auto nel box o in soffitta. Abbiamo avuto casi di persone che hanno perso il proprio lavoro perché di giorno cadevano dal sonno e non riuscivano più a lavorare. Casi di litigi tra coniugi fino al divorzio perché uno dei coniugi voleva proseguire nell’azione legale per eliminare il rumore provocato dal vicino, mentre l’altro coniuge voleva smettere perché preoccupato dei costi. In un caso l’intervento dell’assistente sociale ha svelato che un bambino di notte non riusciva a dormire, perché sentiva i genitori litigare tra loro sull’eccessivo costo della causa (per il rumore del bar sottostante), e di giorno dormiva con la testa poggiata sul banco di scuola. I giornali riportano episodi di intolleranza da rumore: persone, da tutti giudicate tranquille, che giungono a sparare con il fucile da caccia sui ragazzi che fanno gimcane di notte in motorino, che si avventano con spranghe di ferro sul vicino di casa che tiene la televisione troppo alta, che tirano vasi di piante sui sottostanti tavolini di ristoranti con musica, che avvelenano o sparano ai cani che abbaiano troppo, che cospargono di benzina e danno fuoco al sottostante negozio perché ha il condizionatore d’aria eccessivamente rumoroso, ecc. Nei casi più gravi i giornali riportano omicidi e a Missione Rumore risultano anche suicidi, conseguenti all’avvitarsi di disturbo del rumore e depressione.
Senza giungere a questi eccessi, troppo spesso avviene che la vita del disturbato da rumore in casa propria, alla lunga, produca effetti neuro-psicologici devastanti, addirittura con cambiamento del carattere e della personalità: in un caso un professionista che era giudicato simpatico e cordiale, a seguito di una lunga vertenza con il sottostante night-club per il martellamento del ritmo musica e per il vociare dei clienti è diventato irascibile e introverso al punto da perdere le amicizie. In un altro caso un giovane che aveva la propria camera da letto direttamente sopra a un pub con musica e vociare di notte non usciva più con gli amici in locali pubblici di notte perché aveva paura che questi locali disturbassero i vicini e non voleva assolutamente che altri vivessero la situazione infernale che lui aveva vissuto per anni; e il risultato di non uscire più con gli amici (e le amiche) è stato che non aveva più amici. Ancora in un altro caso una professionista, nota nella sua attività e di carattere equilibrato, a causa della lungaggine della vertenza giudiziaria per il camminare dal piano di sopra è giunta al punto di odiare la propria abitazione, il condominio, il tribunale e con esso tutta collettività italiana, e ha deciso di trasferirsi all’estero.
La cosa socialmente grave è che le persone disturbate dal rumore del vicino non ricevono alcuna tutela efficace dalla Pubblica Amministrazione e per cercare di ripristinare la perduta tranquillità devono iniziare il calvario giudiziario, con perizie, sopralluoghi, udienze, controperizie, ulteriori udienze, ordinanze, sentenze, sia civili sia penali. E spesso, studiando i fascicoli di causa, viene da chiedersi come possa prodursi questa lungaggine nel paese che è stato “la culla del diritto”.
La cosa ancora più grave, a nostro giudizio, è l’indifferenza e la mancanza di comprensione che dimostrano gli altri vicini di casa, l’amministratore del condominio, gli amici, i conoscenti e i colleghi di lavoro verso il povero disturbato da rumore che, disperato ed esasperato, chiede soltanto aiuto e invece rimane solo. Questa insensibilità è dovuta alla mancanza di cultura in materia e alla mancanza di rispetto del prossimo ed è il motivo fondante di Missione Rumore.
Occorre però tener ben presente anche il caso opposto: quando il sedicente disturbato è in realtà ipersensibile al rumore, perché affetto da malattie nervose o da disturbi caratteriali, o perché affetto da acufeni (cioè illusioni uditive patologiche) o, peggio, quando impugna l’argomento del rumore per rivalersi sul vicino a seguito di attriti di natura condominiale estranei alla materia del rumore.
Questa materia è tecnico-amministrativo-legale-sanitaria ed è diversa dal solito, trito e ritrito, inquinamento acustico del traffico delle città.
Missione Rumore si propone per i malcapitati che abbiano questo problema a casa propria. Tutela i diritti delle persone danneggiate dal rumore e, nei limiti di legge, anche i diritti dei responsabili del rumore quando non supera il limite massimo di legge. E’ senza fine di lucro e si sostiene con le quote associative annue e le donazioni. L’attività dell’associazione è ambientalista-pubblicistica, con interventi in convegni, giornali, riviste tecniche, trasmissioni radio-TV e contatti con organi della pubblica amministrazione, per informare i cittadini dei loro diritti, per ottenere dai Comuni di migliorare la prevenzione e la repressione in questo settore e per avere dai Tribunali maggiore tutela sia civile sia anche penale.
Questo sito web ha lo scopo di aiutare il disturbato da rumore a farsi una prima idea sulle azioni da intraprendere per risolvere il problema-rumore.
La dimensione epidemiologica dei casi di grave disturbo da rumore è vasta: interessa migliaia di famiglie in Italia. La nostra denuncia è che: (1) la pubblica amministrazione non tutela a sufficienza il cittadino, (2) il cittadino è lasciato solo e non sa cosa può fare per difendersi, e (3) il rumore in casa è come il mal di denti: occorre risolverlo rapidamente perché è insopportabile. E come per il mal di denti occorre rivolgersi al dentista così per il rumore occorre rivolgersi all’acustico che saprà indicare la soluzione più adatta.
I convegni tenuti nei tribunali ci consentono di richiamare l’attenzione di magistrati, avvocati e consulenti tecnici sul problema di come conciliare la lentezza ed il garantismo del codice civile e di procedura civile (spesso anche nel ricorso d’urgenza ex art. 700 cpc e in obblighi di fare o non fare ex artt. 612 e 669 duodecies cpc) con l’impellente necessità di silenziare la lamentata fonte del rumore in tempi brevi, prima che il guasto degeneri nella devastazione neuro-psichica dei soggetti esposti al rumore, soprattutto di notte.
Le problematiche giuridicamente già definite (da decenni), ma non ancora sufficientemente conosciute anche dagli stessi addetti ai lavori (consulenti tecnici, avvocati e anche giudici) sono varie:
- la distinzione tra inquinamento acustico e disturbo da rumore del vicinato,
- l’onere della prova anche nel caso di rumore che il consulente tecnico del Giudice (il CTU) non rileva durante i suoi sopralluoghi (si pensi al trascinare le sedie o al camminare di notte al piano di sopra) perché in quei momenti il resistente non produce il rumore (“quando arriva il citiù il rumore non c’è più”),
- la necessità di vietare – nel concreto – l’azione rumorosa e l’utilizzo degli impianti quando non sono stati insonorizzati entro il termine fissato dall’ordinanza.
Il Presidente di Missione Rumore
Dott. Ing. Giorgio Campolongo
Milano, 25 gennaio 2017